Blue Monday. Giornata triste o trovata commerciale?
Oggi 17 Gennaio, è il Blue Monday, il giorno più triste dell’anno.
Come ben sappiamo, sebbene sia stato calcolato tramite una complessa equazione matematica che tiene conto tra le altre cose del meteo, sulla ripresa dell’attività lavorativa, e sul periodo in cui i buoni propositi del nuovo anno iniziano ad essere disattesi, questo non è vero.
Lo studio sotteso al Blue Monday, condotto dallo psicologo Cliff Arnaal, si proponeva in realtà di analizzare le tendenze dei clienti delle compagnie aeree a prenotare un viaggio, che appunto demotivati dalla ripresa del lavoro, dai sensi di colpa per le abbuffate Natalizie, e dalla situazione climatica infelice di Gennaio, tendevano a prenotare un viaggio aereo come rimedio al malumore.
Da qui il sospetto più che fondato che il Blue Monday sia in realtà un fenomeno che le aziende usino come slogan da applicare a una giornata come tante: oggi sei depresso? Cambia auto! Prenota un viaggio! Compra un nuovo vestito!
Ricordiamoci che il Blue Monday non è più o meno triste di un qualsiasi altro giorno dell’anno, quindi è importante non incominciare la giornata con la testa già fasciata lasciandoci condizionare da eventi negativi immaginati da altri.
Ecco quindi che il Blue Monday si riduce a quello che realmente è, una data sul calendario come tutte le altre, che oltre alla tristezza può racchiudere anche tutte le altre componenti della nostra sfera emotiva, dalla felicità alla rabbia, dalla sorpresa alla paura.
È fondamentale inoltre non gigantificare gli effetti di questa giornata che purtroppo, nell’era dei social network e sovraesposizione delle informazioni, in un modo o nell’altro ci potrebbe condizionare. Si rende necessaria dunque una riflessione doverosa per distinguere un momento di tristezza ed una depressione continua: se ci sentiamo in affanno, sopraffatti dagli eventi della vita, incapaci di reagire, di certo queste sensazioni non si limitano a concentrarsi in questo esatto giorno dell’anno.
Se questi sentori invece si manifestano con frequenza, la soluzione è parlarne con qualcuno, che sia un amico o un professionista. A tal proposito, ci torna utile in qualche modo il Blue Monday, ma non per come lo abbiamo descritto fino ad ora.
Blue Monday dei New Order è infatti uno dei brani più importanti e influenti nella storia della musica elettronica con una particolare storia alle spalle che forse potrebbe darci un piccolo suggerimento per la nostra salute mentale.
La canzone, oltre ad essere tuttora un pezzo di tendenza e il singolo in vinile a dodici pollici più venduto di tutti i tempi con oltre 3 milioni di copie, è in qualche modo legata alla tristezza, dal momento che in molti hanno pensato che il testo si riferisse alla morte del cantante Ian Curtis, che si è suicidato il 18 maggio del 1980, proprio di lunedì.
Queste fonti in realtà non sono state comprovate, infatti l’unica dichiarazione ufficiale rilasciata dal gruppo riguardo alla canzone è quella di aver scritto Blue Monday come risposta alla delusione per il fatto che il pubblico dei loro concerti non aveva mai chiesto loro un bis.
Come per magia, il ritmo coinvolgente e ripetitivo, ottenuto tramite i sintetizzatori e batterie elettroniche ha fatto in modo che il pezzo fosse il più richiesto dai fan durante i concerti ed eseguito rigorosamente come bis durante i loro concerti.
Cosa ci insegna tutto questo? Che forse se c’è qualcosa che ci fa sentire tristi, che ci abbatte, che ci opprime, che ci rende tristi, il rimedio migliore potrebbe essere semplicemente quello di parlarne con qualcuno, di esternare le nostre situazioni, come hanno fatto i New Order con il loro pubblico di allora.