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Disabilità, inclusione ed uguaglianza

Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 2022

L’essere umano affronta da sempre la diversità con una certa ostilità. Ciò che è diverso o che esce dagli schemi che siamo abituati ad osservare ci mette in allarme, ci pone nella condizione di attivare delle difese, di porci delle domande.

L’individuazione delle differenze è un meccanismo cognitivo spontaneo che elabora le informazioni dell’ambiente permettendo di suddividere le diverse informazioni in categorie mentali. Questo processo atavico, sebbene permetta di costruire la propria identità e la propria appartenenza ad un gruppo, rischia di innescare reazioni avverse a ciò che identifichiamo come diverso semplicemente perché non rientra nelle categorie che siamo abituati ad osservare.

Ed ecco dunque che per via di un processo del tutto naturale (il che non significa assolutamente giusto) ciò che è diverso per razza, religione, genere, pensiero o abilità viene etichettato come potenzialmente sbagliato e quindi automaticamente escluso.

Nel corso del tempo la civiltà si è evoluta rispetto ad una varietà di reazioni alla diversità che hanno influenzato il modo di osservare ed agire su ciò che è diverso. Dall’esclusione, alla segregazione, fino all’integrazione ed all’inclusione

L’integrazione, seppur rappresenti un enorme passo avanti rispetto all’esclusione e alla segregazione, resta una solo una tappa in un percorso ideale dell’accettazione della differenza.

Integrare significa accogliere pur mantenendo una certa distanza da ciò che è diverso. Integrare significa mettere fisicamente insieme le persone, ma non sempre concedere le stesse possibilità di essere, fare e desiderare. Nel grande insieme delle persone, l’integrazione identificherà sempre un sottoinsieme delle persone con disabilità.

Includere invece significa abbracciare il concetto di diversità, fargli spazio e riconoscere che la ricchezza di differenze accrescerebbe il circolo del dare-ricevere ed di conseguenza il benessere di tutti e di ognuno. Insomma, eliminare il sottoinsieme delle persone con disabilità e formare un solo grande insieme di persone.

Il concetto di inclusione è dunque legato indissolubilmente al quello di uguaglianza.
Ciò non significa negare il fatto che ognuno di noi è diverso o negare la presenza di disabilità, ma vuol dire spostare l’attenzione sul contesto in cui viviamo, per individuare gli ostacoli che impediscono di essere uguali e operare per la loro rimozione.
Per includere bisogna promuovere condizioni di vita dignitose, un sistema di relazioni soddisfacenti nei riguardi di persone che presentano difficoltà nella propria autonomia in modo che esse possano sentirsi parte di una comunità in cui è riconosciuto il proprio ruolo e la propria identità.

Inclusione significa inoltre porre fine al pietismo, ovvero quella una maschera di ipocrisia che rappresenta le persone con disabilità come fonte di ispirazione solo o in parte sulla base della loro stessa diversità fisica. Abbandonare dunque la concezione per cui una persona disabile diventa un eroe che nonostante le difficoltà riesce a superare le fatiche di ogni giorno, ed accogliere invece una prospettiva più onesta ed inclusiva per cui una persona disabile è prima di tutto una persona, che ha i suoi pregi, difetti, desideri ed ambizioni.

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