
Giornata Mondiale dell’Ergoterapia
Intervista a Tina Weber, Ergoterapista, insegnante nel dipartimento di Ergoterapia della SUPSI di Manno e promotrice dell’Ergoterapia nel canton Ticino.
Come spiegherebbe l’importanza dell’Ergoterapia in ambito psichiatrico?
L’Ergoterapia è una disciplina molto vasta che opera in vari ambiti: fisiatria (neurologia, chirurgia della mano ecc.), pediatria, geriatria e psichiatria. In ambito psichiatrico, l’Ergoterapia è rivolta a quelle persone che in seguito ad un disagio psichico, mentale o emotivo, in qualche modo non riescono più a partecipare alla vita nella dimensione quotidiana e sociale come lo facevano prima.
Può succedere che a causa di un disturbo psichiatrico, la persona non abbia più nessuno stimolo o abbia incertezze o paure nello svolgere attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, curare la casa, prendersi del tempo per sé e per i propri hobby o persino il lavoro.
Un grande capitolo è quello della partecipazione sociale, ovvero la difficoltà a sentirsi a proprio agio quando si sta in mezzo alle persone: in un negozio, sport in gruppo, prendere il bus o interagire con la famiglia e con gli amici.
Si tratta di problemi che coinvolgono l’ambito di cura dello psicologo e/o dello psichiatra e altri professionisti della cura, in cui l’Ergoterapia svolge un ruolo decisivo nell’analisi e nella terapia specifica di ciò che è difficile per la persona in quelle attività.
L’Ergoterapista infatti si fa carico di una serie di metodi professionali specifici che non riguardano solamente l’accompagnare la persona nelle attività per lei/lui significative in cui trova degli ostacoli. L’Ergoterapista si pone nella condizione di osservare ogni passaggio, piccolo o grande che sia, analizzare la sua importanza e ad organizzare una strategia di riflessione insieme alla persona di modo che essa possa diventare maggiormente consapevole di cosa le serve per svolgere una determinata attività – tutto ciò attraverso un approccio relazionale della psicologia umanistica.
Ad un occhio poco attento può sembrare che stiamo facendo una attività banale, come cucinare, aiutare a prendersi cura di sé, accompagnare la persona per piccole commissioni, ma in realtà stiamo lavorando con la persona attivando dei meccanismi specifici, aiutandola per esempio a riguadagnare fiducia in se stessa e negli altri, rendendola più consapevole dei propri mezzi e delle proprie capacità.
Ponendo attenzione su ogni passo della persona osserviamo, valutiamo e sviluppiamo cosa le serve, talvolta si tratta di gestire la frustrazione, qualche volta manca proprio la capacità di risolvere un problema, talvolta è un problema emotivo e/o di autostima, oppure di memoria o concentrazione alle quali si cerca di trovare strategie concrete nella loro gestione.
È altresì importante sostenere la persona nello sviluppo di strategie per diventare autonoma e per affrontare le piccole attività della vita quotidiana, perché semplicemente si è dimenticata come si fa o come si è fatto precedentemente, o perché un alterato contatto con la realtà può farla andare in confusione in questi momenti che sembrano così semplici.
Com’è stata la sua esperienza da Ergoterapista qui in Ticino e quali sono state le sfide più importanti?
Il mio percorso come Ergoterapista in Ticino è stato molto positivo, ho potuto affrontare due diversi modi di operare: quello all’interno della Clinica e in Day Hospital e attualmente quello ambulatoriale. L’Ergoterapia all’interno di una struttura clinica mi ha permesso di avere molto spazio per affrontare sia la terapia individuale, sia di lavorare sugli aspetti sociali attraverso un diversificato programma di terapie di gruppo. Per lo sviluppo della professione è stato molto d’aiuto poter avere sotto lo stesso tetto tutti gli attori della cura di modo che i progetti di cura venissero condivisi sinergicamente. In questo modo è stato più semplice attuare la cura con beneficio del paziente in primis, ma anche dei professionisti delle cure. Il collegamento con gli psicologi, gli psichiatri, gli infermieri, i fisioterapisti, e dunque conoscere la complementarità dei diversi professionisti, rende più facile la collaborazione e quindi il lavoro svolto. L’ambito ambulatoriale permette dall’altro canto ad entrare maggiormente in situazioni concrete nel contesto quotidiano della persona con disagio psichico (casa, lavoro tempo libero ecc.), molto utile durante una fase post-acuta della cura per gestire ed affrontare le difficoltà e sottolineare le risorse del paziente nella partecipazione delle attività della vita quotidiana personalizzate.
Una delle sfide più importanti dell’Ergoterapia in ambito psichiatrico è far capire ai professionisti ed a volte anche ai pazienti cosa fa l’Ergoterapista e quanta rilevanza ha nel percorso terapeutico. Una volta compreso il ruolo dell’Ergoterapista e gli obiettivi professionali che stanno a monte, è più semplice fare un lavoro utile e costruttivo con e per il paziente che è più motivato nelle attività per lei/lui significative se sa di avere una rete di professionisti che collabora con sinergia per sostenerlo nel suo percorso della cura.
Forse è anche compito nostro, come Ergoterapisti, quello di spiegare sempre meglio il nostro lavoro, i benefici che se ne ricavano soprattutto in un ambito psichiatrico.