Il mare dentro di noi: tracciare la rotta verso il benessere
Attraverso la metafora della navigazione ed il racconto di Luca Sabiu, esperto velista, esploriamo i paralleli tra l’arte della navigazione ed il percorso verso l’equilibrio interiore. Un viaggio metaforico alla scoperta di sé attraverso tempeste emotive e mari tranquilli.
Durante una recente traversata oceanica, Luca Sabiu, noto sailing coach, ha contribuito a realizzare il sogno di un padre di attraversare l’Oceano Atlantico con il figlio. Il ruolo di Luca è stato fondamentale per preparare mentalmente padre e figlio ad affrontare questa impresa.
L’expertise di Luca Sabiu combina le competenze di un mental coach con una profonda conoscenza del mondo della vela. Il suo lavoro si concentra sull’approccio mentale degli skipper e sulla gestione dello stress a bordo.
La preparazione mentale per una traversata oceanica presenta interessanti parallelismi con il percorso di cura in ambito psichiatrico. In entrambi i casi si intraprende un viaggio, con tutte le difficoltà che questo comporta, nella speranza di un cambiamento positivo. Ostacoli apparentemente insormontabili si frappongono spesso tra il punto di partenza e quello di arrivo. È proprio in questi frangenti che il supporto di una guida esperta può fare la differenza, aiutando la persona a scoprire le proprie risorse interiori.
La Clinica Santa Croce, da sempre sensibile al valore terapeutico della natura e dello sport, ha voluto simbolicamente prendere parte a questa traversata, donando una bandiera a testimonianza del proprio sostegno a iniziative che promuovono il benessere psicofisico e un approccio olistico alle cure.
Paralleli tra la navigazione in oceano e il Percorso di Cura
La metafora del “viaggio” è particolarmente calzante quando si parla di percorsi di cura in ambito psichiatrico. Intraprendere un cammino terapeutico significa salpare verso una meta, la guarigione e il benessere, che all’inizio può sembrare lontana e difficile da raggiungere.
Proprio come durante una traversata oceanica, il paziente si trova ad affrontare ostacoli che sembrano insormontabili: tempeste emotive, correnti contrarie come pensieri negativi ricorrenti, momenti di stallo. In questi frangenti risulta fondamentale poter contare su una guida esperta, qualcuno in grado non solo di suggerire la rotta ma anche di motivare e supportare nelle difficoltà.
La navigazione insegna che non si può controllare il mare, ma solo imparare ad adeguarsi alle sue condizioni mutevoli mettendo in campo tutte le proprie capacità adattive. Allo stesso modo, in un percorso di cura si tratta di acquisire maggiore consapevolezza di sé e più costruttive modalità di risposta agli stimoli esterni e interni.
Infine, la soddisfazione di tagliare il traguardo dopo una lunga traversata è paragonabile a quella di completare con successo un ciclo terapeutico, maturando come individui. In entrambi i casi l’approdo non è che la tappa di un viaggio molto più ampio, che continuerà anche dopo la meta raggiunta.
Luca Sabiu, nel suo ruolo di “coach” nautico, guida le persone attraverso le sfide e le vittorie della navigazione, quali analogie vede con la cura psichiatrica?
Io sono fermamente convinto che il mare sia davvero una cura per l’anima. Le persone, navigando in mare, possono essere quello che sono, non hanno bisogno di indossare maschere che spesso la società impone. In mare, hanno la possibilità di ascoltarsi davvero, evento difficile in una società che urla così forte. Una volta acquisite queste consapevolezze rimangono un valore per la persona stessa nella vita di tutti i giorni.
Le onde della vita: accettare le condizioni del percorso
Come in mare aperto, anche nel mare della vita incontriamo inevitabilmente tempeste e bonacce. Eventi stressanti, difficoltà relazionali o lavorative costituiscono onde che mettono alla prova il nostro equilibrio.
La vela insegna però che non ha senso investire energie nel contrastare il moto ondoso in sé, su cui non abbiamo controllo. Ciò che conta è come reagiamo, governiamo la barca, orientiamo le vele per sfruttare al meglio le condizioni date e proseguire verso la nostra rotta.
Allo stesso modo, nell’affrontare le sfide che la vita pone sul nostro cammino, è controproducente fossilizzarsi sugli ostacoli, contestando una realtà che non possiamo cambiare. Questo non farà che acuire frustrazione e senso di impotenza. È invece fondamentale imparare ad accettare serenamente le circostanze per quello che sono, senza giudizio.
Da questa posizione di consapevole distacco, possiamo concentrarci con lucidità sulle nostre risposte, le uniche su cui abbiamo effettivo controllo. Possiamo allora attingere alle nostre risorse interiori e alle competenze acquisite per gestire al meglio la situazione, uscendone arricchiti e più forti di prima.
Come nell’arte della navigazione, anche di fronte alle onde della vita la chiave sta nel saper leggere le correnti, adeguarsi prontamente alle condizioni mutevoli, e tracciare sempre la rotta migliore con gli strumenti a disposizione verso la meta desiderata.
Trovare l’equilibrio nella tempesta emotiva
Quando in mare aperto si scatena una tempesta, mantenere l’equilibrio della barca diventa una questione vitale. Il comandante deve calibrare continuamente la posizione delle vele, bilanciare il peso sull’imbarcazione, impartire i comandi giusti all’equipaggio. Ogni aggiustamento, per quanto piccolo, può fare la differenza tra il capsizing o la tenuta della rotta.
Allo stesso modo, nel percorso verso il benessere mentale è essenziale riuscire a trovare un equilibrio emotive e comportamentale. Di fronte a stress, ansia, umore deflesso è facile perdere la rotta, essere travolti dalla tempesta interiore. È proprio allora che entrano in gioco gli strumenti e le competenze apprese durante il percorso di cura: riportare l’attenzione sul momento presente, adottare tecniche di rilassamento ed agire consapevolmente per soddisfare i propri bisogni.
Come per il comandante in navigazione, si tratta di continue messe a punto guidate dall’interno, di mantenersi vigili per intervenire prontamente quando si rischia di perdere l’assetto. Questi accorgimenti fanno sì che le turbolenze interiori si affievoliscano senza travolgerci e disperdere i nostri progressi.
Proprio come una barca che emerge indenne da una tempesta, attraversare periodi emotivamente burrascosi con consapevolezza e strumenti adeguati rafforza la nostra resilienza interiore e fiducia in noi stessi per il proseguimento del viaggio.
Luca Sabiu, ha notato dei paralleli specifici tra la gestione delle tempeste in mare e la gestione delle sfide emotive nel percorso di cura psichiatrica?
Il 7 ottobre 2017, durante una burrasca in una regata atlantica in solitario, ho vissuto un naufragio: ho dovuto lottare duramente per portare in salvo me stesso e la mia barca. In mare, così come nella vita, possono accadere imprevisti di questo tipo; sono tante le analogie nell’affrontare tempesta interiore ed esterna.
In entrambi i casi bisogna cercare l’equilibrio e la resilienza per resistere; nessuno cerca volontariamente la burrasca, che però arriva comunque e va accettata come condizione esterna su cui non abbiamo controllo. Quante volte ho provato paura, in mare ma anche nelle difficoltà quotidiane! Poi però ho imparato che l’unica cosa che potevo fare era dare il massimo, in una condizione che non avevo scelto ma nella quale mi ero venuto a trovare.
Era la mia unica possibilità per farcela e portare in salvo me stesso, così come un padre di famiglia lotta per i propri cari, un imprenditore per la propria azienda, un giovane per costruirsi un futuro.Ha dei consigli per chi sta affrontando una “traversata” emotiva nella propria vita e sta cercando di raggiungere un equilibrio e una stabilità duraturi?
Ho un aneddoto che ben rispecchia il mio approccio. Una volta, mentre mi trovavo in banchina a Gibilterra in procinto di prendere il largo per l’Atlantico con alcuni allievi, un ragazzo adolescente mi fece più o meno la stessa domanda. Era un momento epico per quei giovani, che per la prima volta avrebbero respirato il vento dell’Oceano.
Allora presi un pennarello e scrissi sulle sue braccia due cose: “Tieni la barca in assetto e fai quello che senti giusto”. Questi sono i consigli che mi sentirei di dare sia in mare che nella vita.
Trovare il proprio equilibrio in questa società complessa non è sempre facile, ma rappresenta una guida preziosa: rispettando le nostre caratteristiche uniche possiamo raggiungere una genuina serenità. Essere autentici e coerenti con noi stessi è l’unica cosa che dura. Ognuno di noi è speciale a modo proprio: non ha alcun senso fingere di essere ciò che non siamo, per compiacere gli altri o le aspettative altrui.
La bellezza di navigare il mare dentro di noi.
Nella turbolenza degli eventi esterni che agitano il “mare della vita”, rischiamo di perdere di vista la rotta verso la nostra interiorità. Eppure è proprio in questo oceano interno che risiede la bellezza più autentica da esplorare. Intraprendere il viaggio alla scoperta di sé stessi richiede grande coraggio e impegno. Bisogna attraversare mari a volte torbidi, dove affiorano conflitti interiori, zone d’ombra da illuminare, correnti profonde da esplorare con delicatezza. Spesso in questa navigazione abbiamo bisogno di una guida competente, qualcuno in grado di aiutarci a decifrare le correnti ed interpretare gli strumenti necessari per procedere. Ma è solo indirizzando il timone verso la nostra rotta che realizzeremo davvero questo viaggio dentro noi stessi. E la bellezza sta proprio nel coraggio di salpare, nella costanza contro le avversità, nello stupore della scoperta quando meno ce lo aspettiamo, nella meraviglia della consapevolezza che nasce dentro di noi quando ci apriamo alla nostra interiorità.
È questa la rotta che conduce al più autentico dei tesori: una rinnovata fiducia nelle nostre risorse, e la certezza che in qualsiasi tempesta possiamo trovare riparo grazie a noi stessi.
Luca Sabiu, può condividere un momento particolarmente gratificante in cui hai visto qualcuno superare una grande sfida della vita tramite la navigazione?
I momenti di gratificazione nel vedere qualcuno superare una sfida personale grazie alla navigazione sono davvero tanti. Uno che ricordo con particolare piacere risale al periodo post COVID: durante una difficile traversata nel Golfo del Leone, avevo a bordo un padre di famiglia salito per due settimane di navigazione. Voleva tornare in mare dopo un momento complicato della sua vita.
Arrivati alle Baleari, improvvisamente mi abbracciò e mi disse: “Grazie per la rotta”. Io risposi scherzando che non doveva ringraziare, dato che era stato un ottimo timoniere. Lui mi guardò con gratitudine e precisò: “No, intendevo la rotta per tornare a essere la persona che ero prima di smarrirmi”.