
Il valore del gioco in Socioterapia
Oggi 28 maggio si celebra la Giornata Mondiale del Gioco, un’occasione per ricordare quanto il gioco sia un’attività fondamentale nella vita di ogni essere umano. Giocare può essere molto più che un passatempo: è una forma di comunicazione, di apprendimento, di connessione con se stessi e con gli altri.
Anche alla Clinica Santa Croce, il gioco ha un ruolo importante nel percorso di cura. All’interno del servizio di socioterapia, viene utilizzato come strumento terapeutico, educativo e relazionale: un ponte tra creatività e benessere, tra espressione individuale e vita di gruppo.
Cos’è la socioterapia?
La socioterapia è uno degli interventi clinici proposti dalla Clinica Santa Croce. È un ambito in cui le persone possono sperimentare momenti di interazione sociale, creatività e condivisione. Attraverso attività pratiche, artistiche, ludiche e culturali, il paziente viene stimolato a partecipare attivamente a situazioni sociali, in un contesto protetto ma non medicalizzato.
Il gioco come strumento
Nel contesto della socioterapia, il gioco viene utilizzato con diversi obiettivi. Non si tratta di “passare il tempo”, ma di dare forma a un’esperienza strutturata, in grado di stimolare il pensiero, le emozioni e le relazioni. Di seguito, alcuni degli ambiti di intervento in cui il gioco si dimostra un valido strumento:
- Stimolazione e mantenimento cognitivo
Attraverso giochi da tavolo, enigmi, giochi di memoria, quiz o attività di gruppo, si favorisce l’esercizio delle funzioni cognitive: attenzione, concentrazione, pianificazione, problem solving, memoria. Questo è particolarmente utile in percorsi di mantenimento delle abilità esistenti, ma anche nel loro potenziamento.
- Opportunità di risocializzazione
Il gioco è, per sua natura, un atto sociale. Richiede regole condivise, cooperazione, ascolto e negoziazione. Per chi attraversa momenti di isolamento o difficoltà relazionali, giocare insieme può diventare un’esperienza preziosa: ci si mette in gioco — letteralmente — con gli altri.
- La sfida come stimolo alla crescita
Nel gioco esiste sempre una sfida: contro se stessi, contro un avversario, contro il tempo. Questa dinamica può riattivare la motivazione, incoraggiare ad affrontare piccoli rischi, e a superare i propri limiti in modo graduale. In un contesto protetto come quello della socioterapia, anche il fallimento può diventare occasione di apprendimento e non di scoraggiamento.
- Apprendere a gestire la frustrazione
I giochi ci insegnano a tollerare l’imprevisto, a sviluppare strategie per affrontare la delusione. Tutto questo è trasferibile alla vita quotidiana, dove la capacità di gestire la frustrazione è un elemento fondamentale del benessere.
La giocoleria: imparare attraverso l’errore
Un’attività particolare proposta all’interno della socioterapia è la giocoleria. Oltre ad essere divertente e coinvolgente, rappresenta una potente metafora del processo di apprendimento.
Chiunque abbia provato a lanciare e riprendere tre palline sa che sbagliare è inevitabile. All’inizio le palline cadono, i movimenti sono scoordinati, ci si sente impacciati. Ma è proprio attraverso l’errore che si impara: ogni gesto sbagliato diventa un messaggio, un’indicazione su come migliorare. Ripetendo, osservando e correggendo, si progredisce.
La giocoleria aiuta a sviluppare:
- coordinazione motoria
- concentrazione e presenza
- capacità di osservare l’altro
- capacità di tollerare la frustrazione
Ma, soprattutto, insegna che cadere non significa fallire, e che ogni errore può essere un passo in avanti verso la padronanza di una nuova abilità. Questo approccio è facilmente generalizzabile ad altri ambiti della vita. Accettare l’errore come parte del processo permette di affrontare le sfide della vita con maggiore fiducia.
Il gioco come risorsa per tutti
La Giornata Mondiale del Gioco ci invita a riflettere su quanto giocare sia un bisogno umano fondamentale.
Nella socioterapia della Clinica Santa Croce, il gioco è un alleato del processo terapeutico, un facilitatore dell’incontro, una scintilla che può accendere il motore del cambiamento. È un modo per tornare a sentirsi vivi, capaci, in relazione. Un modo per uscire dal ruolo di paziente e riscoprirsi persona.