La gestione dei comportamenti problema nell’Autismo
A cura della dott.ssa Anna Saito, psichiatra e psicoterapeuta della Clinica Santa Croce.
Esperta nel trattamento dei pazienti con Disturbo dello Spettro Autistico.
Oggi 2 Aprile è la Giornata Internazionale della Consapevolezza sull’Autismo, una giornata indetta dall’ONU che dal 2007 offre una opportunità di sensibilizzare e riflettere a proposito di questo disturbo su cui ancora vi è molta disinformazione.
L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che interferisce con l’acquisizione, la ritenzione o l’applicazione di abilità specifiche e sociali. Un concetto molto difficile da spiegare e comprendere, tanto che il punto di vista di una bambina potrebbe essere d’aiuto per comprendere i risvolti di questa condizione.
La testimonianza di questa sorellina, ci apre gli occhi seppur in maniera ingenua ed innocente, su quali sono le caratteristiche del suo fratellino “della Luna”. Dai comportamenti bizzarri e ripetitivi, la solitudine, l’incapacità di intendere o rispondere, la difficoltà nel rapporto con ed in mezzo agli altri fino ai comportamenti definiti “problema”.
I comportamenti disfunzionali o altrimenti definiti comportamenti problema rappresentano un variegato e multiforme complesso di comportamenti che hanno in comune almeno tre caratteristiche, possono essere: pericolosi per la persona che li emette e/o per altri e inficiano la progressione e l’evoluzione del soggetto con autismo. Non tutti i comportamenti seppur bizzarri e non convenzionali sono da considerarsi problematici o disfunzionali.
Per poterli affrontare in modo da ridurli o da estinguerli nel soggetto con autismo che li emette in modo incontrollato e di difficile gestione è innanzitutto necessario conoscerne la funzione.
Ogni comportamento ha una funzione, che si può dedurre dall’effetto che un determinato comportamento produce nell’ambiente circostante. Sarà quindi indispensabile osservare e descrivere ciò che accade prima, durante e dopo l’emissione del comportamento problema.
Tale analisi funzionale richiede una attenta e metodica osservazione, in cui anche particolari che possono sembrare poco rilevanti o di marginale importanza entrano nell’insorgenza e nel mantenimento di un comportamento problema.
Le tipologie dei comportamenti sono molteplici e variano da individuo a individuo, anche se le funzioni si possono raggruppare in macrocategorie.
La più frequente funzione è legata ad una risposta contestuale di attenzione che rinforza il comportamento che seppure disfunzionale avrà comunque ottenuto una risposta da parte del contesto.
Una seconda e frequente funzione è quella di rifuggire un compito o richiesta da parte del contesto ambientale che sollecita nel soggetto un diniego espresso in modo inadeguato.
La terza funzione è solitamente legata ad una incapacità di auto intrattenersi in attività gratificanti, con il risultato di emettere comportamenti che si automantengono in quanto l’aspetto che li rinforza è legato ad un’auto stimolazione di vario tipo e genere.
La capacità di comunicare verbalmente nei soggetti con autismo consente loro di potersi autodeterminare, tale facoltà è anche alla base della frequenza e gravità dei comportamenti problema: a minore capacità di comunicazione corrisponde un aumento di frequenza e gravità dei comportamenti problema.
L’analisi funzionale del comportamento si basa sulla descrizione dei fattori contingenti, ossia è necessario fare attenzione a variabili antecedenti il comportamento, descrizione della tipologia del comportamento emesso e le conseguenze del contesto ambientale, ossia la risposta ambientale.
Es. antecedente: Mario è a tavola
Comportamento: prende il pane da tavola e lo lecca rimettendolo nel paniere
Risposta ambientale: viene rimproverato verbalmente
Se un tale comportamento viene registrato con una frequenza regolare, verifcata nel tempo, è possibile che la sua funzione sia quella di rispondere ad un bisogno di attenzione non comunicato in modo adeguato e funzionale.
Per questo sarà essenziale e proficuo riportare un’analisi funzionale ben fatta ad uno specialista che sappia guidare sia l’analisi del comportamento che stabilirne la funzione per restituire a tutto lo staff che ruota intorno ad un soggetto, compresa la famiglia, gli strumenti adeguati all’ottenimento di quella specifica funzione.
Grazie alla formazione specialistica della Drssa Anna Saito la Clinica Santa Croce è in grado di prendere a carico pazienti con disturbo dello spettro autistico, con un percorso personalizzato che può essere ambulatoriale o stazionario a seconda della necessità dell’utente , della famiglia e nel rispetto della rete territoriale già coinvolta nella cura.
Un sostegno alla famiglia è anche possibile laddove se ne ravvisa la necessità.
Oltre a questo l’associazione asi – Autismo Svizzera Italiana, attiva da oltre 30 anni, promuove la sensibilizzazione sul tema dell’autismo attraverso eventi e iniziative varie, e offre sostegno alle famiglie attraverso gruppi di Aiuto.
Asi collabora strettamente con la Fondazione ARES che si occupa di presa in carico di bambini e adulti con Disturbi dello Spettro Autistico, per l’accompagnamento scolastico, abitativo e professionale. Oltre a questo la Fondazione Ares gestisce un Centro di Informazione e Documentazione (CID) specializzato e pubblica, attraverso le Edizioni Fondazione Ares, documenti mirati e pratici per lavorare e comprendere l’autismo. Inoltre, grazie a collaborazioni attivate con altre organizzazioni partner, s’impegna a costruire percorsi formativi e progetti culturali a sostegno di una società sempre più inclusiva.