Intervento della dott.ssa Anna Saito, psichiatra e psicoterapeuta della Clinica Santa Croce, e di Patrizia Berger, presidente dell’associazione asi, su Cronache Della Svizzera Italiana (Rete1) in merito alla serata cinema e alla creazione del quartiere solidale.

Mr. Ove ed il quartiere solidale. L’importanza dell’inclusività.

Mercoledì 6 Ottobre si è svolto il secondo appuntamento della serata cinema di asi, in collaborazione con la Fondazione Sasso Corbaro e la Clinica Santa Croce. Durante il corso della serata è stato proiettato il film Mr. Ove del 2015, adattamento cinematografico del libro “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Fredrik Backman.

Ove è un vedovo che vive in un quartiere residenziale di cui si prende cura meticolosamente. Ogni mattina infatti procede con il suo rituale giro di ispezioni per controllare che cartelli stradali, raccolta differenziata e circolazione all’interno del quartiere seguano le scrupolose regole che anni prima lui ed il suo ex-amico Rune avevano stilato per un quartiere più sicuro.

Dopo la perdita del lavoro, Ove è determinato nel togliersi la vita e raggiungere così l’amatissima moglie, tuttavia una serie di eventi continuano a rimandare il suo suicidio. Uno tra tutti l’arrivo di una nuova vicina di casa Parvaneh e della sua famiglia, la quale, dopo vari tentativi di stabilire un legame con Ove nonostante la sua burbera riluttanza, gli restituirà una nuova linfa vitale.

La pellicola di Mr. Ove, oltre ad essere una storia sull’amore e sulla rinascita, stimola interessanti prospettive di riflessione a proposito della della forza del quartiere e di come esso possa essere fonte di aggregazione, di solidarietà e di forza per la comunità che ci vive.

Il film ci mostra come il quartiere è il luogo non solo in cui le persone vivono, condividono spazio e tempo, ma si fanno spalla l’una con l’altra per la soluzione di problemi e per il benessere comune. Il quartiere infatti, da semplice delimitazione geografica si arricchisce di una funzione di solidarietà ed accoglienza, di circolarità tra il dare e il ricevere. Chi può giovare di questo arricchimento non sono solo le persone che hanno un bisogno particolare di attenzione, come per esempio chi ha una disabilità o una neurodiversità, ma ogni abitante dal momento che la conoscenza di ciascuna diversità rappresenta di per sé un arricchimento e fa si che le distanze si annullino e diventino vicinanze.

Questo è il concetto che sta alla base del progetto del Quartiere Solidale di Breganzona, un’iniziativa che permette alle persone di incontrarsi, conoscersi, confrontarsi ed approfondire questioni, insomma di sentirsi incluse. Un’iniziativa vicina ai bisogni dei cittadini, in modo particolare di chi ha determinate necessità per cui l’aiuto della comunità è fondamentale. Un’iniziativa partita dal basso, dai cittadini, perché solo i cittadini conoscono i loro bisogni e sviluppano con la loro creatività delle risposte proponendo delle soluzioni a situazioni concrete, e rivolta a tutti gli abitanti del quartiere. 

Uno degli scopi del Quartiere Solidale è anche quello di intercettare i bisogni delle persone. Come il film ci insegna, questi spazi di accoglienza sono fondamentali soprattutto a chi non si lascia accogliere o chi è incapace di farsi accogliere. Mr. Ove, burbero all’apparenza e con un eccessivo attaccamento alle regole, si dimostra un persona con un grande cuore (non solo metaforicamente come si scoprirà durante il film) grazie alla donna che si è appena trasferita nel quartiere. Parvaneh è colei che va oltre l’apparenza e diventa caparbia nel voler entrare comunque in relazione con il protagonista, scardinando la sua durezza e coriaceità d’animo. La sua perseveranza riuscirà a far riemergere quella humanitas che era dentro al protagonista e che si era assopita in un insieme di dolori e sofferenza che aveva ricevuto dalla vita.

Il quartiere solidale non deve essere solo un luogo ma uno stato dell’animo che diventa comportamento. Infatti impegnarsi nel quartiere prestando attenzione a coloro che hanno bisogno è un comportamento che ognuno di noi può avere ed arricchisce sopratutto noi stessi. È in questo modo che il quartiere diviene una trama di rapporti interpersonali necessari che si uniscono per un bene comune, che rendono la vita bella e degna di essere vissuta per un motivo o per un altro.

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