Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari.

Intervista alla dott.ssa Nespeca, vice primario della Clinica Santa Croce.

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono patologie complesse legate alle abitudini alimentari e alle relative cause psicologiche a cui sono implicate. Patologie sempre più diffuse, soprattutto fra i più giovani, che possono influire negativamente sullo sviluppo, sulla salute fisica e mentale, comportando, a volte, gravi problemi medici. 

In occasione della Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari (2 Giugno) faremo chiarezza insieme alla dott.ssa Claudia Nespeca (vice-primario della Clinica Santa Croce) sulle principali domande rivolte ai motori di ricerca a proposito dei disturbi alimentari.

Che cosa sono i Disturbi Alimentari?

Quando si parla di disturbi dell’alimentazione si fa riferimento a un’area ampia ed eterogenea di un disagio che prevede un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo. 

Diverse possono essere le anomalie “comportamentali” tipiche di tale area problematica: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, abbuffate di cibo in un breve lasso di tempo, il vomito, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici al fine di controllare il peso, un’intensa attività fisica, così come altri aspetti.

La presenza di uno o più di questi comportamenti non necessariamente implica un vero e proprio disturbo dell’alimentazione; resta tuttavia centrale la portata della sofferenza sottostante che accompagna il disturbo, che può essere pertanto molto rilevante pur in presenza di sintomi meno conclamati. 

Gli aspetti comportamentali soprammenzionati non esauriscono infatti la descrizione e la comprensione di un disturbo che, a fronte di manifestazioni anche sul piano fisico, ha le sue radici nella dimensione psicologica, in una sofferenza ben più profonda e complessa.

Intanto, soffrire di un disturbo del comportamento alimentare compromette molte dimensioni della propria vita. Situazioni di vita quotidiana correlate al pasto generano ansia; i pensieri sul cibo, sul timore di ingrassare, possono quasi costantemente pervadere la testa della persona.

Un altro aspetto quasi sempre presente in questo tipo di disturbi è l’alterazione dell’immagine corporea, cioè la percezione del mio aspetto e della mia forma corporea influenza la mia vita più’ dell’immagine reale del mio corpo; viene da sé che fondo in maniera eccessiva la valutazione di me sul peso e sulla forma del mio corpo. 

I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder).

L’Anoressia Nervosa presuppone un desiderio patologico di essere magri. La persona ha costanti preoccupazioni rivolte al controllo del cibo e del peso. Spesso la persona che soffre di anoressia non riesce a giudicare il proprio corpo in modo obiettivo; nonostante una magrezza evidente dall’esterno c’è sempre qualcosa di troppo “grande”.

Il controllo del cibo e del peso è come se fosse un modo di controllare altre ansie di fondo; inoltre, legando strettamente anche l’autostima alla forma del corpo, la perdita di peso è considerata una conquista ottenuta grazie all’autodisciplina.

Diversi a tal propositivo sono i rituali messi in campo: contare le calorie di tutto quello che si mangia, impiegare tantissimo tempo per mangiare, sminuzzare il cibo in piccolissime parti, accumularlo o nasconderlo, preparare sofisticate ricette non per sé ma per i familiari. In alcuni casi si ricorre anche a ulteriori strategie atte a favorire il calo di peso, come il vomito, l’utilizzo di farmaci o lassativi. 

Detto in altri termini, ci si sente, e si pretende da se stessi, di dover esercitare un controllo totale di tutto ciò che entra e tutto ciò che esce. Il corpo diventa schiavo di una mente, di una pulsione di controllo giocata tutta sulla sottrazione. Il corpo perde quindi la sua possibilità di essere campo emotivo, viene spogliato dei suoi linguaggi naturali e di qualsiasi sua forma espressiva, così come la stessa identità nei suoi movimenti espressivi. Tutto questo ha conseguenze nella capacità di entrare in contatto con gli altri e di godere delle emozioni positive.

La Bulimia Nervosa è legata alle crisi bulimiche, cioè al comportamento delle abbuffate, cui seguono comportamenti di compensazione per cercare di evitare l’aumento di peso. Le abbuffate sono episodi in cui la persona ingerisce, in un breve lasso di tempo, grandi quantità di cibo, perdendo completamente il controllo sul suo comportamento alimentare. Spesso la persona ingerisce cibi che non si concede abitualmente, come dolci o cibi grassi; la perdita del controllo durante può anche portare ad ingerire cibi avariati o crudi. All’inizio la crisi bulimica può essere saltuaria ma col passare del tempo può diventare una compulsione fino a presentarsi anche più volte in un giorno. Dopo l’abbuffata, alcune persone riportano la sensazione di un temporaneo piacere, tuttavia si rendono poi necessari metodi di compensazione, in particolare il vomito, per dare sollievo all’intensa angoscia subentrante legata alla possibilità di ingrassare ma anche alla propria incapacità di controllarsi.

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata si caratterizza invece per la presenza di crisi bulimiche in assenza di comportamenti di compensazione per il controllo del peso. Spesso sussiste sul piano fisico una condizione di obesità; la sofferenza può accompagnarsi ad intensi vissuti di vergogna e colpa.

Un disturbo alimentare può anche presentarsi in forme meno conclamate in termini di criteri sintomatologici o forme spurie, ma non per questo, come sopra menzionavamo, non gravate da una sofferenza intensa o impatto nella vita quotidiana.

Il disturbo alimentare è spesso associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità.  Inoltre, frequentemente e nell’attualità, anomalie del comportamento alimentare possono associarsi e rappresentare forme espressive di un disturbo o franca sofferenza della personalità sottostanti, in particolare il disturbo borderline, dove i problemi identitario, emotivi e affettivi assumono anche altre sfaccettature; in tal caso il percorso di cura deve essere mirato, e va specificatamente orientato, in particolar modo al disturbo di base.

I Disturbi Alimentari chi colpiscono?

Utilizziamo di frequente il termine “colpiscono”; avrebbe un senso terminologico nella misura in cui posso ridurre il tutto al fato, a me stesso o all’Altro, così come l’avrebbe se vi fosse la possibilità di essere “colpiti” da una sofferenza, da un dolore e renderlo immediatamente occasione di progressione evolutiva ed esistenziale.

In questi casi sul piano dell’esperienza soggettiva non si è colpiti in un istante, spesso la persona fa esperienza di un percorso di sofferenza che inizia silenziosamente per poi nel tempo assumere una forma sempre più invalidante fino a un blocco esistenziale. 

Sul piano invece dello sviluppo del disturbo, le cause sono sempre molteplici e almeno in parte diverse da persona a persona. Vige sicuramente un modello multifattoriale nell’insorgenza dei disturbi alimentari. Vi sono fattori predisponenti (genetici, psicologici o ambientali) che aumentano la vulnerabilità a sviluppare il disturbo, e fattori precipitanti, ossia eventi o situazioni che scatenano l’insorgenza del disturbo. Successivi e subentranti fattori di ordine sia psicologico sia fisico sia ambientale, in parte menzionati come conseguenze delle manifestazioni del disturbo, possono poi costituire quel circolo vizioso di mantenimento della malattia. 

La prevalenza del disturbo è molto più alta nel sesso femminile, pur in una rappresentazione rilevante anche nel sesso maschile. Tale differenza sembra poggiare in particolar modo su fattori socio-culturali. Negli ultimi decenni, il corpo femminile è diventato ‘oggetto’ di interesse da parte dei mass-media, la donna “deve” assomigliare il più possibile a canoni ideali di bellezza dettati dalla moda e dal consumismo.

Nello stesso periodo di tempo si è rilevato un aumento dell’incidenza dei disturbi dell’alimentazione. La stessa esperienza clinica e sul campo ci confronta con un potenziale ulteriore aumento ma soprattutto con una diminuzione dell’età di esordio nelle generazioni più recenti. I dati nella popolazione adolescente e giovanile sono alti; una percentuale rilevante di ragazze in età a rischio (15-25 anni) soffre di un disturbo alimentare in cui sono presenti solo alcuni criteri dell’anoressia o bulimia nervose, ma comunque necessitante di attenzione clinica e terapeutica.  

Aprirei a tal proposito due riflessioni. Siamo in una potenziale post-pandemia. La pandemia ha rappresentato un potente e generalizzato fattore di stress, nel contesto del quale si è osservata un’accelerazione di un processo che però era già in atto nella nostra contemporaneità, vale a dire una modalità d’incontro che è sempre più mediata unicamente dalla vista, una comunicazione sempre più da “social”.

La costituzione e stabilità della nostra identità, almeno in parte, si fonda su un equilibrio dialettico tra l’esperienza immediata e diretta del mio corpo, “sentendolo”, e l’esperienza del mio corpo visto dall’esterno, come da uno specchio; un terzo modo di esperire il corpo avviene attraverso l’Altro. Le tappe della rivoluzione sociale hanno cambiato e continuano a cambiare il nostro rapporto con il corpo, vi è una maggior imposizione della vista nel rapporto tra sé e corpo a discapito del “sentire”. In un’ottica di bilanciamento, potrei essere nella condizione di riuscire ad avere conferma della mia identità solo attraverso lo sguardo dell’Altro: solo quando sono guardato riesco a “sentirmi”, a definirmi, “sono visto dunque sono”. 

Aggiungo che questo “distanziamento” dall’esperienza diretta del “sentire” il proprio corpo comporta anche una problematicità nella dimensione del “desiderio”, del “desiderare”.

Cosa provocano i disturbi alimentari?

Questo tipo di disturbi rappresentano una dimensione di disagio molto particolare rispetto ad altri disturbi in ambito psicologico/psichiatrico, perché oltre a fondarsi così come determinare una profonda sofferenza emotiva, coinvolgono anche il corpo fisico. Un aspetto che va infatti valutato e considerato nell’approccio clinico è come il grado di malnutrizione proteico-energetico e/o comportamenti di compensazione ripetuti, come il vomito o l’uso di lassativi, influiscano e/o determinino conseguenze di tipo internistico che possono essere anche gravi.

Nei casi di magrezza e malnutrizione importanti si possono verificare una disregolazione del sistema neuroendocrino, a determinare ad esempio l’interruzione del ciclo mestruale, ma anche squilibri a livello cerebrale. Quest’ultimo aspetto non va sottovalutato in quanto può impattare su aspetti cognitivi, che si possono tradurre in irrigidimenti del proprio modo di pensare e convinzioni di cui la persona non ha consapevolezza; attraverso la cura unitamente a un percorso nutrizionale la stessa fa poi esperienza del recupero delle proprie capacità e flessibilità cognitive.

Allo stesso modo, questi disturbi possono determinare, quale conseguenza dell’impatto degli stessi sulla quotidianità e i ritmi della vita, la comparsa di sintomatologia psichica, come ad esempio disturbi d’ansia, comportamenti di tipo ossessivo-compulsivo in relazione al controllo sul cibo, e/o sintomi depressivi gravi.

Disturbi Alimentari: cosa fare? Come superarli?

Per molte persone affette da un disturbo del comportamento alimentare la consapevolezza di avere un problema può essere difficile da costituirsi inizialmente.

La ricerca della magrezza, le diete rigide, le abbuffate, l’uso di vomito o lassativi, possono essere vissuti come una soluzione ai propri problemi o a difficoltà nella quotidianità o nella dimensione relazionale; in realtà alcuni dei problemi sono causati dal disturbo alimentare stesso.

Sul versante dell’anoressia all’inizio il perdere peso può far sentire la persona meglio; la sensazione è quella di fare la cosa giusta, fino a quando poi il tutto inevitabilmente e comprensibilmente “sfugge di mano”.

Sul versante della bulimia, non solo può non esserci inizialmente una piena consapevolezza del problema, ma spesso si associano nel tempo anche un forte senso di vergogna o di colpa. Non ultimo, la paura di affrontare un cambiamento può essere molto forte. 

Chiaramente tutto questo implica la difficoltà di molte persone nel chiedere un aiuto terapeutico. Allo stesso modo non sempre chi accede alla cura ha già maturato una solida decisione di voler intraprendere un percorso terapeutico; tuttavia questo primo step diventa intanto occasione sia per monitorare la condizione fisica, sia soprattutto per avviare un dialogo e strutturare gradualmente una motivazione al cambiamento e alla cura.

Per quanto concerne il percorso di cura, lo stesso è generalmente polifunzionale, deve implicare un lavoro di rete sinergico tra psichiatra, psicoterapeuta, talvolta un nutrizionista, il medico curante, così come anche un lavoro specifico e di accompagnamento ai familiari o principali caregiver.

In alcuni disagi anoressici gravi, la condizione di malnutrizione nutrizionale/energetica può arrivare ad essere compromessa a tal punto da necessitare di un intervento internistico ospedaliero in acuto.

Aggiungerei inoltre che la presenza, alla base o quale conseguenza, di altri problematicità/disturbi psicologici associati al problema alimentare, può dare indicazione a un trattamento psico-farmacologico, che tuttavia è sempre e solo a supporto di un lavoro terapeutico chiaramente più ampio e specifico.

Un percorso riabilitativo specifico in ambito residenziale potrebbe rendersi necessario, in quanto appropriato e adeguato alla situazione clinica e di sofferenza: in queste situazioni la vita in una residenza permette maggiormente di intervenire sui rituali o meccanismi che sostengono quotidianamente il disturbo alimentare, aprire il circuito “chiuso” quotidiano e di ri-scrivere gradualmente una legge, cioè proporre qualcosa che abbia il senso dell’alternativa a questa esperienza, per così dire, del “limite” che fa la persona con un grave disturbo del comportamento alimentare. Questo vuol dire anche cercare con e nella persona la presenza di competenze, vocazioni che abitualmente afferiscono alla dimensione espressiva.

Spesso queste persone conservano attitudini personali nascoste o che sono state per così dire smantellate dal disturbo. Tentare di aprire il circuito chiuso della vertigine anoressica inoculando, riconoscendo venature che hanno a che fare con delle attitudini personali. 

Per Emergenze        +41 (0) 91 735 41 41

CONTATTO DI EMERGENZA

Per una situazione di emergenza e per entrare in contatto con il nostro personale medico, proseguire cliccando CONTATTO DI EMERGENZA.

Questo servizio è disponibile SOLO PER PERSONE RESIDENTI IN SVIZZERA o comunque con assicurazione malattia valida nel territorio Svizzero.

CONTATTO DI EMERGENZA